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I bovini di razza Highland Scozzese

Breve storia della razza

Alcuni reperti archeologici fanno risalire la datazione della razza attorno al VI secolo, mentre i primi scritti al riguardo sono del XII secolo, tuttavia non si può determinare con certezza le effettivi origini delle Highland. Si sa comunque che questi bovini sono stati i primi a livello mondiale ad avere un pedigree ed un libro genalogico, redatto dalla Highland Cattle Society nel 1884.

Il primo registro delle genealogie comprendeva soltanto i tori (561), il secondo riportava 63 tori ed 866 femmine, mentre il terzo libro menzionava i premi conseguiti da questa razza alle manifestazioni indette dalla Highland and Island Agricultural Society nel periodo dal 1822 al 1884.

L’odierno bestiame di razza Highland deriva dal risultato degli incroci fra due antiche razze asiatiche, il “Bos Longifrons” ed il “Bos Primigenius”: dalla prima razza ha ereditato le lunghe corna, dalla seconda il folto manto spesso e peloso. Entrambi i ceppi originali migrarono dall’estremo Oriente e la Mongolia verso il Mar Nero: gli incroci che ne derivarono si spostarono lentamente ad Ovest e a Nord, raggiungendo successivamente le Isole Britanniche.

Indipendentemente dalle cause di questo flusso migratorio, non vi è alcun dubbio che questa razza sia stata determinante per l’evoluzione e la civilizzazione delle Highlands Scozzesi.

Nelle Isole Britanniche esistevano originariamente due ceppi della razza: le Kyloes, di taglia ridotta e dal manto nero, stanziatesi nel West della Scozia e nelle isole, ed altri soggetti di taglia maggiore, dal manto rosso, che pascolavano nelle Highlands.

Le moderne pratiche d’allevamento hanno di fatto eliminato ogni variazione genetica di taglia e struttura associata al colore del mantello, e la razza è universalmente nota col nome “Highland”; i colori riconosciuti sono il rosso, il nero, il giallo dorato, il bruno grigiastro ed il “brindle”, in cui i peli scuri e rossi sono mescolati tra loro.

Va comunque sottolineato che questa razza, diversamente da molte altre, è stata scarsamente manipolata dall’uomo, conservando perciò molte delle peculiari caratteristiche appartenenti agli antichi bovini Highland.

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LE CORNA

Le corna del maschio devono essere forti ma non troppo pesanti, conferendo un’impressione di robustezza e mascolinità; nella femmina la loro forma può essere varia, ma devono comunque essere più sfilate e leggere che nel toro. Le corna devono spuntare dalla testa più o meno orizzontalmente e non devono puntare troppo verso terra prima di risollevarsi, il loro assottigliarsi a circa 15 cm dalla punta denota femminilità. Sia per il maschio che per la femmina le corna devono essere simmetriche.

IL MANTO

Il bestiame Highland ha il manto formato da un doppio strato: quello più esterno è lungo e forte, pensato dalla natura per consentire una permanenza agevole all’aperto anche in condizioni climatiche proibitive. Lo strato più interno, il sottopelo, è invece soffice e vaporoso e consente di mantenere un’elevata temperatura corporea. Il sottopelo cresce indipendentemente dallo strato esterno e la muta è separata per i due strati. Questa peculiarità nel mantello delle Highland consente all’allevatore di evitare spese per stalle e/o ricoveri, e non è affatto insolito vedere questi animali al pascolo sotto una tormenta di neve, i fiocchi che si sono posati sul pelo che lentamente evaporano.

Come detto in precedenza, i colori accettati per il pelo sono il rosso, il nero, il giallo dorato, il bruno grigiastro ed il “brindle”, in cui i peli scuri e rossi sono mescolati tra loro, tuttavia nessuno di questi colori è geneticamente dominante.

IL CORPO

Il corpo ed il posteriore – il tronco dell’animale, partendo dalla spalla, deve essere rettilineo, senza infossamenti, e quanto più ampio possibile, soprattutto tra le anche; non deve presentare eccessiva spigolosità, perché questo carattere è indice di una scarsa possibilità di copertura muscolare dello scheletro. Non si deve avere un vuoto retroscapolare ed il petto deve essere ampio, per aumentare la cavità toracica e quindi la capacità corporea. La linea dorsale deve essere ben rilevata, rettilinea ed in ascesa verso il garrese, che deve essere la parte più alta dell’animale.

Le costole devono essere “a barile”, evitando i fianchi piatti, che denotano scarsa capacità toracica e corporea.

I lombi devono essere ben rilevati, larghi e forti, la groppa lunga e sufficientemente larga per non ostacolare il parto, la zona della coscia piena e ben sviluppata. Visto di fianco, l’animale deve sostanzialmente apparire rettangolare.

Gli arti devono essere forti e diritti, con ossa robuste, e ben rivestiti dal pelo; l’animale deve muoversi con facilità e leggerezza, senza che le zampe si tocchino tra loro. Gli arti devono essere posizionati agli angoli del corpo, rettilinei, senza “falciatura” o “stangatura”, o garretti ravvicinati, difetti questi che compromettono la facilità degli spostamenti su terreni impervi ed, in ultima analisi, accorciano la carriera riproduttiva dell’animale. La mammella non deve essere carnosa, deve essere ben posizionata (in verticale rispetto al corpo ed in posizione ben arretrata), con quarti ben distanziati, di taglia e lunghezza moderata.